Giulio Cantalamessa Carboni
nato Ascoli Piceno il 1 Aprile1846
morto a Roma il 12 settembre1924
La personalità di
Giulio si matura nell'ambiente familiare culturalmente raffinato. Fin
da adolescente studia disegno ad Ascoli sotto la guida di Giorgio Paci. Nel
1864 va a Bologna (ufficialmente per seguire gli studi giuridici) dove
frequenta l'Accademia delle Belle Arti. Una delle prime opere pittoriche di
questo ,periodo "P lauto Fornaio" vince il primo premio nel 1869 a Fermo. La
sua pittura piace tanto che il Comune di Ascoli gli commissiona, nel 1872,
un quadro per celebrare Cecco d'Ascoli. L'opera "Cecco d'Ascoli tiene una
lezione a Firenze" fu inaugurata nel 1876 ed ancora oggi
appartiene alla Pinacoteca Comunale.. Già in questo periodo si
manifestano i primi disturbi fisici agli occhi e al sistema nervoso. Molti
di questi guai sono attribuiti ai solventi usati da Giulio per dipingere.
L'attività pittorica ha quindi un rallentamento e preferisce ìdiventare prima
precettore dei figli e poi segretario del conte Michele Marcatili (deputato
nella quindicesima e sedicesima legislatura). Dal 1876 al 1888 si divide
quindi tra Ascoli e Roma. In questi anni compone anche racconti per bambini
e Scritti d'arte per fanciulli. Nel 1889 lo troviamo a Bologna professore di
Storia dell'Arte in un collegio privato. Nel 1890, sempre a Bologna, escono
i primi Saggi di Critica d'Arte dove già si dimostra acuto conoscitore
dell'arte dei Seicento e del Settecento. Nel 1891 riceve il primo incarico
dal Ministero della Pubblica Istruzione (non esisteva all'epoca il Ministero
dei Beni Culturali) viene infatti
incaricato di compilare
il catalogo delle opere d'arte di proprietà delle confraternite romane e di
aggiornare i cataloghi delle gallerie fidecommissariali romane (1892),
lavoro per il quale deve risiedere a lungo a Roma, impegnandosi
scrupolosamente nell'annotazione dei dati e nelle interpretazioni
stilistiche. Nel 1893 viene nominato viceispettore alle Gallerie e gli viene
affidata la direzione della R. Galleria Estense di Modena; nel riordinamento
della galleria, completato nell'estate del 1894, ha la collaborazione di
Adolfo Venturi che aveva conosciuto da poco attraverso Corrado Ricci, suo
estimatore e dirigente del Ministero. Nel 1894 viene inviato dal ministero
della Pubblica Istruzione a Venezia con funzione ispettiva alle RR. Gallerie
dell'Accademia e al Museo archeologico e con l'incarico di riordinare i due
istituti; il 17 maggio 1895 assume la direzione delle Gallerie risolvendo
con abilità le complicate vicende burocratiche per la definizione giuridica
della loro piena autonomia, non solo amministrativa. Intensa e veramente
fattiva è l'attività del C. durante la sua permanenza a Venezia nella
direzione delle Gallerie sia per la sistemazione sia per l'incremento alle
raccolte, le quali, attraverso il suo intervento di esperto e le sue
relazioni con antiquari e collezionisti, si ampliano con opere di arte
veneta. Nel 1902 crolla il campanile di piazza San Marco e si formano due
fazioni coloro che lo vogliono ricostruire "com' era e dov 'era" e
coloro che non lo vogliono ricostruire.. Fra questi ultimi c'è Carducci che
C. ha conosciuto durante la sua permanenza a Bologna. Per convincere
Carducci della necessità della ricostruzione C. parte da Venezia per Bologna
con un plastico della piazza senza torre e dimostra a Carducci l'asimmetria
che nascerebbe nella piazza senza torre. La torre viene ricostruita. C.
lascia Venezia su sua stessa richiesta, nel 1906, amareggiato per una
polemica con l'opinione pubblica veneziana e con il comune di Venezia
intorno a questioni di competenza per restauri di pittura, specie per il
restauro della Madonna "degli alberetti"di Giovanni
Bellini. Ottiene allora, direttamente dal ministro Paolo Boselli, il
trasferimento alla direzione della Galleria Borghese di Roma (16 maggio
1906). Nella storia delle vicende della Galleria Borghese il C. è ricordato non
tanto per innovazioni nella disposizione delle opere (alle sale infatti egli
volle conservare il tono proprio dell'arredamento dato alla villa
nell'Ottocento), quanto piuttosto per l'acquisto alla Galleria, nel 1911,
del Tobiolo e l'Angelo una delle opere più importanti di G. Savoldo e di varie altre opere del Seicento e del
Settecento. C. è stato anche membro del Consiglio superiore delle Belle Arti, dal quale nel
1911dovette dimettersi per ragioni di salute, e dal 1908 a tutto il 1923
primo soprintendente alle Gallerie, Musei e Oggetti d'arte di Roma e del
Lazio. Il C. muore a Roma il 12 sett. 1924, la camera ardente,
eccezionalmente, viene fatta all'interno della Galleria, vicino alla
scultura del Canova di Paolina Borghese, Adolfo Venturi ne tiene la
commemorazione nella Galleria stessa il 26 marzo 1925.
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