Cecco d'Ascoli fra la Sibilla ed il Faust

 

L’ultimo incontro su Cecco mi ha incuriosito e sono andato a ritrovare nelle varie opere quanto detto dal relatore il dott. Lando Siliquini

LA SIBILLA

Dante ne parla nell’ultimo Canto del Paradiso (XXXIII):

Così la neve al sol si disigilla; 
così al vento ne le foglie levi 
si perdea la sentenza di Sibilla.                                     
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Dante fa un paragone: come la neve al sole perde la sua forma; così al vento si perdevano (scritte) nelle foglie leggere i responsi della Sibilla.

Cecco ne parla nel IV (ed ultimo) libro:

Lo spazio che su fra le stelle vedi                                 3611

Fra il gonfalone e il pozzo e il fuoco sacro

Il gran segreto voglion che tu credi.

Lì sono li caratteri segnati.

Le lor virtuti qui non ti dissacro

Quai fur dalla Sibilla sigillate.

Lo spazio tra il gonfalone il pozzo ed il fuoco sacro potrebbe avere, oltre che un valore simbolico (aria, acqua e fuoco), un riferimento con lo spazio reale dell’antro della Sibilla dove probabilmente c’erano delle scritte sulla pietra sigillate dalla Sibilla stessa.

Da notare come Cecco e Dante usino due parole quasi uguali ma di significato opposto. Dante “disigilla” per indicare le parole che si perdono come neve al sole; Cecco “sigilla” per indicare che rimangono per sempre.

FAUST

Goethe nel Faust (atto IV) parla del Negromante di Norcia (molto probabilmente Cecco d’Ascoli) che si salva però dal rogo: